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Imprevisto dentro di me (Luigi e Candeggina)

  • Writer: Laura Frascarelli
    Laura Frascarelli
  • Apr 12, 2020
  • 3 min read

Luigi si sveglia ogni mattina, dal lunedì al venerdì, alle 7 e 43.

La sua sveglia suona un motivetto del mattino di Grieg.

Due carezze al gatto arrotolato vicino a lui e si alza; non ama indugiare.

Infila le sue comode pantofole perfettamente appaiate a fianco del letto.

Indossa la sua tiepida vestaglia di lana leggera, quella che i parenti gli regalano ogni anno per Natale. Stesso modello, stessa taglia, forse diverso colore. Ogni Natale.

Va in cucina, mette su la caffettiera preparata con meticolosa attenzione la sera prima.

Alcune crocchette rotolano picchiettando nella ciotola del gatto che miagola riconoscente.

Fa colazione leggera ma nutriente. Fa una toeletta accurata. Si veste come di consueto in modo elegante ma sobrio.

Esce di casa. Poi rientra. Controlla di aver chiuso il gas e che le imposte siano ben serrate.

Esce di nuovo. Chiude a doppia mandata.

Scale, portone, marciapiede.

Sono le ore 8 e 22, come tutte le mattine, dal lunedì al venerdì. Prende a destra, percorre il suo marciapiede rasente-muro, senza mai pestare le righe. Attende il verde del semaforo pedonale.

Rosso.

Verde.

Rosso.

Verde.

Tutti passano ma lui rimane li… immobile.

Botte, spintoni, qualche improperio, risatine alle spalle.

Ma lui è lì, immobile.

“Luigi tutto bene?” Fa la voce di una giovane donna.

E’ Maria. Maria abita di sotto, giù al seminterrato. Vive sola con due figli. Stanca, forse un po’ sfiorita, con una lunga riga in fronte, a ricordare le tante battaglie della vita, ma con gli occhi luminosi, ed il sorriso sempre pronto.

Lui si gira lentamente verso di lei e la guarda come implorandola.

C’è un gatto morto in mezzo alla strada, tra le strisce pedonali.

Non può attraversare.

Maria lo prende delicatamente sottobraccio. Attendono insieme il verde ed attraversano.

Lui è molto grato ma non la ringrazia.

E’ tardi, è tardissimo, arriverà in ritardo!

Prosegue il suo tragitto accelerando. E’ in affanno. Al bar all’angolo incontra come al solito Candeggina che si fuma la sua sigaretta mentre fa capannello con altri avventori della mattinata.

Candeggina. Lo chiamano così perché vende detergenti porta a porta.

A volte lo vedi pure che fa il posteggiatore abusivo giù al campo quando ci sono gli eventi musicali. Lì vende anche fazzoletti, accendini, un po’di tutto.

Stamattina indossa una camicia più sgargiante del solito. Inoltre ha una parrucca gialla, quasi arancione, lunga.

Come tutte le mattine Candeggina lo saluta con un cenno. Luigi normalmente ricambia con un gesto della mano. Ma alla vista della parrucca non riesce a trattenere uno dei suoi commenti un po’ sarcastici.

“Ehi, che t’è successo stamattina, ha sbattuto contro un pagliaio?!”

“No, ho cambiato candeggio…. Ahahahahah!!!!” “E tu? Quand’è che vai a darti una sistematina… mi sembri un po’ grigio stamattina!”

Luigi non risponde e fa per tirare dritto nell’intento di recuperare minuti preziosi.

Ma inciampa.

Inciampa in un gradino scheggiato, una mattonella sfregiata. Inciampa sul suo essere grigio o sulla parrucca colorata. Perde l’equilibrio, sta per cadere, ma all’ultimo si riprende.

Ora però è nel tratto di marciapiede pieno di righe interrotte. Un fitto reticolato di righe e linee disordinate e discontinue senza spazi sufficientemente grandi dove inserire i piedi, quindi senza una via d’uscita.

Nei suoi occhi il terrore.

Qui non c’è Maria a salvarlo.

Rimane lì un bel pezzo, con l’ansia del ritardo, la paura di non trovare una via d’uscita. Il buio nei suoi occhi. Il vuoto nella testa. Nel frattempo inizia a piovere. Luigi rimane lì. Qualcuno prova ad avvicinarlo, chiedergli se ha bisogno di aiuto, ma lui non sente.

“Sei rimasto impigliato nella rete dei pescatori?”

E’ Candeggina.

Candeggina sa come prenderlo e lo aiuta a venire fuori dalla sua rete. Ma Luigi è troppo stanco ed infreddolito per poter proseguire la sua strada.

Candeggina lo porta a prendersi un caffè caldo al bar all’angolo.

Luigi è stremato, ha lo sguardo fisso nel vuoto.

E’ stata una mattinata dura.

“Ehi Gina, chi hai portato stamattina con te? Non è il solito barbone”.

E’ la barista, quella cicciona tettona con le labbra sempre vermiglio, a qualsiasi ora del giorno e della notte e la voce maledettamente squillante.

“Ho portato un amico. Ha bisogno di un buon caffè per rimettersi a posto”

Luigi torna lentamente in sé.

“La barista ti ha chiamato Gina”

“Si, Gina. Qui mi chiamano così.”

Luigi guarda Candeggina negli occhi. Un lungo sguardo intenso e profondo.

Candeggina si sfila la parrucca e la mette in testa a Luigi.

Luigi non si ribella.

Sente un imprevisto dentro di sé.

Sente che quella parrucca non lo repelle, anzi, gli piace.

Manda giù il suo caffè e sente la paura abbandonarlo, l’ansia sciogliersi, il freddo andare via.


(Racconto nato dalle esercitazioni di Inchiostro Interiore con Thomas 8 Zinzi)

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